E’ tornata Zemanlandia

24. Maggio 2012

Nei giorni scorsi abbiamo assistito ai festeggiamenti per il ritorno in serie A del Pescara dopo 19 anni passati tra  B, C1 e lega pro. L’artefice di questa risalita è uno dei personaggi più amati, scomodi e discussi del calcio, un profeta di questo sport, un maestro.

Agli inizi degli anni 90 approda in serie a alla guida del Foggia e subito attira un’attenzione particolare da parte dei media e dagli addetti del settore, obbliga i suoi giocatori a serie estenuanti di allenamento, in modo da farli correre il doppio dell’avversario, applica un uso sfacciato della zona  segnando e incassando miriadi di reti, dà alla sua squadra un gioco spettacolare con giocatori allora sconosciuti come Roy, Stroppa Kolivanov, Rambaudi, Ciccio Baiano, Salimov lo stesso Beppe Signori, il portiere Mancini e così via, gli piace spiazzare la stampa offrendo sempre risposte pungenti affiancate da pause lunghissime durante le interviste coi giornalisti, la sua squadra viene definita da tutti il Foggia dei miracoli e gli anni di Zeman sulla panchina della compagine del presidente Casillo verranno sempre ricordati come gli anni d’oro di quei ragazzi che facevano riempire di tifosi lo stadio Zaccheria. Dopo 4 anni di permanenza sulla panchina della squadra pugliese, anni che lo hanno reso l’allenatore più longevo della storia della società, e dopo aver sfiorato nel 1994 la qualificazione alla Coppa Uefa, persa solo all’ultima giornata contro il Napoli grazie a una papera tra un difensore e il portiere Mancini, Zeman approda alla Lazio di Cragnotti e al suo primo anno riesce a centrare un ottimo secondo posto in campionato conquistato grazie anche a vittorie esaltanti come l’8-2 alla Fiorentina, il 7-1 al Foggia, il 4-0 e il 4-1 rispettivamente a Milan e Inter e il 3-0 alla Juventus. A Roma sponda Laziale resta per tre stagioni, per poi essere chiamato dall’altro presidente della capitale Franco Sensi che lo porta alla Roma dove disputerà due discreti campionati per poi essere sostituito da Fabio Capello.

Zeman, a suo malgrado, diventa l’uomo contro i poteri forti del calcio, contro il cosiddetto “palazzo”, esternando dichiarazioni che sconvolsero l’opinione pubblica ma che furono utilissime alla lotta contro il doping; nello stesso tempo però  diventa anche l’allenatore “scomodo”, colui che le grandi squadre non ingaggiano per paura di inimicarsi i capi del calcio, ma il boemo continua ad allenare e ad esprimere il suo calcio spumeggiante attraverso le sue squadre, facendo esordire giocatori come Antonio Nocerino con l’Avellino e rilanciandone altri ad altissimi livelli come Mirko Vucinic e Valery Bojinov  a Lecce.

Dopo una piccola parentesi nel 2008 alla Stella Rossa di Belgrado, nel 2010 il tecnico boemo torna a Foggia e ricompone la triade degli anni d’oro con il presidente Casillo e Giuseppe Pavone direttore sportivo. Conclude il campionato al sesto posto con il miglior attacco e la peggior difesa, e, a fine stagione, dichiara ai giornalisti di lasciare Foggia per i risultati deludenti.

Nel 2011 approda al Pescara, portando con se da Foggia il talento Roberto Insigne e formando una squadra ricca di giovani di grandissima prospettiva come Immobile, Veratti e Caprari, giocatori seguiti da mezza serie A che hanno visto in lui più di un allenatore, ma un vero e proprio maestro del calcio, ripagandolo con il ritorno al massimo campionato dopo ben 19 anni e segnando cascate di gol.

Personalmente penso che Zeman, tra gli allenatori, rappresenta la vera essenza del calcio e spero che la sua favola continui col Pescara la prossima stagione  in serie A dove sono sicuro che regalerà a noi amanti di questo sport tante partite spettacolari alle quali non vogliamo proprio rinunciare.

 

 

Gabriel De La Cruz